sabato 30 agosto 2025

"IN ALLENAMENTO E' DOVE TROVO LA PACE" CIT. DI L. SANDERS, ma anche per me


"Questo sport è sempre stato una ricerca infinita:

di apprendimento,
di crescita,
di scoprire cosa rimane dentro di te
quando tutto ti dice di fermarti.

Sento che è stato il triathlon a trovare me.
E una volta successo,
ho deciso di impegnarmi per vedere quanto lontano potevo arrivare.

I momenti belli.
I momenti terribili.
Mi ha fatto male, sì. Ma mi ha lasciato con la voglia di avere di più.

La fiducia, per me, nasce dall’allenamento.
Se mi sono allenato duro, con intelligenza,
se ho fatto il lavoro,
allora ho già vinto,
perché ho dato il meglio che potevo.
Questa è la vera vittoria. (ndr. "anche quando sono arrivato alla notte")

Caldo. Caldo.
A casa, ogni giorno è uguale:
colazione, caffè,
allenamento, riposo,
ancora allenamento.

È una routine,
ma è lì che si costruisce davvero.

Mi alleno da solo, non perché debba,
ma perché in quella solitudine
entro dentro me stesso.

L’allenamento per me è meditazione.
È lì che trovo la pace.

Ora lo sport è solo il luogo
in cui continuo a imparare chi sono davvero.

I momenti più bassi ti formano tanto quanto i più alti.

Non ho perso la fede.
Credo ancora di poter raggiungere il mio sogno.

E se non ci riuscirò, va bene lo stesso.
Perché il viaggio non è mai stato inseguire la perfezione.
È sempre stato: presentarsi, dare tutto, e imparare chi sono nel processo.

Questo è ciò che è sempre stato.
E sarà sempre così.

lunedì 25 agosto 2025

"PERCHE' PEDALO ANCORA?" cit. da Roadman Podcast, ma forse ci sono anch'io


BADLAND.....Roadman


" Questa domenica pedalerò per 800 km attraverso il deserto spagnolo per rispondere a una domanda a cui avrei dovuto trovare risposta da tempo.

Perché pedalo ancora?

Sarebbe più facile non farlo. Più economico non farlo. La mia attività crescerebbe più in fretta. Vedrei di più la mia famiglia.

E invece eccomi qui, a fare i bagagli per la Badlands, pronto a sparire nel nulla per giorni.

Vent’anni. Decine di migliaia di euro. Innumerevoli ore lontano da tutto ciò che, in teoria, dovrebbe contare.

Per cosa? Per girare in tondo? Per soffrire in lycra? Per inseguire i fantasmi di chi ero una volta?

La bici era iniziata come libertà.

Un ragazzino riccioluto di Dublino, dipendente dalla velocità. Una vecchia Raleigh arrugginita senza freni. All’improvviso, il mondo si era fatto più grande.

Paesi irraggiungibili a piedi diventavano possibili. I confini sparivano. Tutto si apriva.

Poi è diventata necessità. L’università a Dublino significava scegliere tra quattro ore nel traffico o due sotto la pioggia. Ho scelto la pioggia. Arrivavo fradicio, ma vivo.

Poi è diventata ambizione. Posso farne un lavoro? Posso correre le gare più grandi del mondo? (Non ci sono mai arrivato del tutto).

Poi è diventata… cosa? Identità? Dipendenza?

Da qualche parte, lungo la strada, ho dimenticato la domanda a cui la bici stava rispondendo.

La scorsa estate, in Bosnia, qualcosa si è spezzato.

Nessun misuratore di potenza. Nessuno Strava. Nessun programma. Solo io, un paio di buoni amici e strade di montagna a cui non importava nulla delle mie credenziali.

La prima volta in dieci anni che pedalavo senza analizzare. Senza giustificare.

Il silenzio era terrificante. Ma anche esattamente ciò di cui avevo bisogno.

È allora che ho capito: ho trasformato ciò che amo in una performance.

Ogni uscita ha bisogno di metriche. Ogni percorso di ottimizzazione. Ogni momento di convalida.

Sono diventato l’ennesimo che distrugge il mistero con i dati, sostituendo la gioia con l’ansia da prestazione.

Perché allora la Badlands?

Perché 800 km nel deserto spogliano via tutta la farsa.

Niente soste al bar in cui mettersi in mostra. Nessun gruppo da impressionare. Nessun upload a certificare lo sforzo.

Solo tu, la bici, e quello che resta della vostra relazione dopo vent’anni.

I miei mentori d’affari mi danno sempre lo stesso consiglio:

“Immagina cosa potresti costruire con quel tempo e quella energia.”

Hanno ragione. Potrei ottimizzare la mia vita. Massimizzare i miei risultati. Ampliare il mio impatto.

Ma che senso ha costruire una vita se hai abbandonato tutto ciò che ti faceva sentire vivo?

La bici non mi deve niente. Mi ha dato tutto:

Ogni svolta è arrivata a soglia.
Ogni vera amicizia è iniziata in un’uscita di gruppo.

Ora le devo una conversazione onesta.

Forse scoprirò che è finita.
Forse ricorderò perché abbiamo iniziato.
Forse non cambierà nulla.

Ma almeno smetterò di fingere che nuovi componenti possano aggiustare ciò che si è rotto tra noi.

Almeno saprò se è ancora amore o solo inerzia.

800 km per scoprirlo.

Solo io e la macchina che mi ha portato attraverso ogni versione di me stesso, a chiederci se abbiamo ancora qualcosa da dirci.

Ci vediamo nel deserto.

Dove l’unico pubblico sei tu stesso. Dove la sofferenza ha ancora un senso. Dove forse, solo forse, ritroverò ciò che ho perso tra la prima pedalata e questa".

venerdì 22 agosto 2025

"SANGUINA ANCORA" cit.




 Si e' rotto qualcosa o e' la mancanza di obiettivi sportivi futuri? 

domenica 17 agosto 2025

FRANCESCO PUPPI - UN NUOVO EROE DELLA FATICA



ho trovato un nuovo eroe e un nuovo filosofo della fatica

"Alla fine io

vedo la gara come un momento in cui tu

semplicemente

vai ad eseguire quello che per cui ti

eri tanto preparato. Quindi in realtà

non è tanto la difficoltà del giorno

della gara. La difficoltà sta a monte

nei mesi di allenamento che servono per

arrivare fin lì. Ovviamente nel momento

in cui vai in gara devi solo attingere

alle risorse, metterle in campo, però ti

sei già costruito per fare, cioè sei lì

per far quello e quindi poi, diciamo,

permetterti di spingere al massimo, cosa

che non puoi fare evidentemente in

allenamento perché si tratta di fare

economia di risorse, di di avere chiare

quelle priorità

a cui accennavo prima, insomma, e però

sì, chiaramente il rapporto con la

fatica e' un aspetto preponderante.

alla fine anche la cosa bella, secondo

me, della corsa, cioè io non corro tanto

per i risultati, ma

per la bellezza del processo in sé, per

la fatica, le sensazioni che provo

durante la corsa, quindi

cioè ti piace proprio?

Sì, sì. Secondo me è una cosa che a

livello sociale tendiamo tanto,

usiamo qualsiasi strategemma per non

far fatica, no? Assolutamente,

però la corsa ti porta necessariamente a

confrontarti con quell'aspetto lì e

quindi è un po' quasi contraddittorio da

questo punto di vista, però secondo me è

il bello del mio sport. La fatica ti

insegna anche tante cose, ti insegna

che, cioè, comunque i risultati non si

ottengono senza senza fatica, senza il

duro lavoro. A volte quando son fuori ad

allenarmi per dire e faccio fatica, un

pensiero che per esempio mi aiuta è ok

ma io sto facendo fatica perché mi sto

costruendo, cioè sto portando il mio

corpo a migliorare, quindi devo passare

attraverso questa fatica, perché sto

diventando più forte attraverso questa

fatica e quindi questo secondo me aiuta

ad accettarla,

a ad addomesticarla un po' e altre volte

invece ti sembra di dover affrontare

delle fatiche insormontabili

semplicemente perché

la le sfide che hai davanti ti sembrano

troppo grandi, quindi in quel caso lì

secondo me aiuta a dividerle in dei

piazzettini più piccoli che tu puoi

affrontare singolarmente in modo che

l'energia, diciamo, di attivazione per

affrontare quella piccola sfida eh è

sufficiente sufficientemente bassa,

per cui tu riesci ad affrontarla, mentre

se il tuo cervello percepisce che la

sfida che hai davanti è insormontabile,

chiaramente non si mette ne inizia

neanche, no? perché tanto è inutile, non ce la farò mai".







venerdì 15 agosto 2025

DEI MIEI LUOGHI OSCURI 3

 https://www.youtube.com/watch?v=DZOeAOQNMPo&t=2108s

Chi fa cose veramente estreme ha dei luoghi molto piu' neri dei miei, pero' passiamo tutti per le stesse paure, anche se le mie cretinate non sono niente rispetto a quello che fanno loro.


"I can't make mistake out there, this is for real"

mercoledì 13 agosto 2025

SWATT CLUB - THE UNSUNG HEROES

 Di loro ne avevo parlato tempo fa, adesso sono il piu' grande club italiano con 2500 iscritti per ciclismo & co. Erano i Paria del ciclismo pro, pieni di entusiasmo e di battaglie perdute, sogni e illusioni anche di cambiare uno sport malato che ti ama e ti distrugge. Adesso che hanno vinto la maglia di campione d'italia per strada e gravel sono diventati un fenomeno piu' filosofico che sportivo. Mattia e Filippo hanno scritto dopo, uno con violenza e l'altro con consapevolezza.





sabato 9 agosto 2025

IL TEMPO AGGIUSTA TUTTO, ANCHE IL RICORDO PIU' DURO DEL DIVIDE (NEL VIDEO, NON MIO)


 "Il segreto della felicita' e' buona salute e cattiva memoria" C. Chanel

Inaspettatamente sto ripensando al Divide e rivedo le mie decisioni (durante il Divide volevo vendere tutte le bici....). Penso che ci siamo bellissimi posti da vedere da una bicicletta, e anche dormendo in tenda e che forse il Colorado del Divide potrebbe essere un bel progetto per il prossimo anno. PERO' non piu' da solo: cosa. che apre tutta un'altra complessita'.

E dopo quasi due settimane di vacanza senza fare niente (in parte per motivi logistici per evitare di essere mangiato vivo dai leoni) ho ricominciato ieri a allenarmi. Ho deciso di iniziare dal dolore, correre a piedi nel caldo terribile. E chiaramente mi e' piaciuto. Come sempre.

mercoledì 23 luglio 2025

GLI DEI CHIEDONO UN SACRIFICIO


 Sono in ritiro con la squadra (cioe' la mia famiglia) a Bormio e quindi lo Stelvio e il Gavia sono sempre nel menu'. Piu' per forza e abitudine che per piacere questa volta, penso che il Divide mi abbia minato la motivazione. Comunque dopo un disastroso inizio, 10 minuti in piu' sul mio tempo, nella salita del primo giorno, ieri sono andato su a vita persa e sono tornato a un tempo normale, ma appena sceso dalla sella il dio dello Stelvio mi hai infilato una spada tra la fine della coscia e l'inizio della natica. Non riuscivo a fare le scale etc. Insomma no good, ormai ho abbastanza imparato a capire se i malanni sono passeggeri o da preoccuparsi, e questo sembra di quest'ultima categoria. Vado dal fisio che senza esami spara una possibile tendinite. Preghiamo....

sabato 19 luglio 2025

DEI MIEI LUOGHI OSCURI 2


E l'altro pensiero collegato al precedente da quando sono tornato e' che forse il Divide per me era l'obiettivo massimo, il traguardo piu' lontano dalla mia personalita', dove ho dovuto oltrepassare tutti i miei confini, anche i piu' nascosti. E li ho dovuti affrontare da solo.

Un amico che e' passato per simili percorsi mi ha citato Alexandros di Pascoli (chiaramente con le dovute proporzioni verso Alessandro Magno e il mio amico esploratore vero): 

"Pascoli affronta il tema del viaggio e dell’aspirazione all’infinito, mostrando come il sogno di Alessandro si scontri con i limiti dell’esistenza umana. Il poeta utilizza Alessandro come simbolo dell’uomo che cerca l’assoluto , solo per scoprire che la conoscenza suprema porta con sé una profonda malinconia e il senso del nulla. L’opera riflette anche una dimensione esistenziale e filosofica: il sogno come “infinita ombra del vero” rappresenta il desiderio di trascendere la realtà tangibile per avvicinarsi all’ignoto.

Dal punto di vista storico, Pascoli inserisce il personaggio di Alessandro in un contesto simbolico, dove ogni dettaglio del viaggio diventa metafora della condizione umana. L’oceano, la notte, e il “nulla” rappresentano la fine del percorso, il limite ultimo al quale l’uomo giunge con la sua incessante ricerca.

 Innanzitutto, emerge il tema della ricerca dell’assoluto , rappresentata dalla figura di Alessandro Magno, simbolo dell’uomo mosso da un’ambizione sconfinata che lo spinge a superare ogni limite, fino a trovarsi inevitabilmente di fronte al nulla. Un altro elemento centrale è il contrasto tra sogno e realtà : il sogno diventa la proiezione ideale dell’uomo, la sua aspirazione verso l’infinito, ma la realtà si impone con la sua inesorabile concretezza, ponendo confini invalicabili. Infine, la poesia esprime la malinconia del successo , poiché Alessandro, pur raggiungendo l’estremo confine del mondo conosciuto, non trova la realizzazione, ma solo un senso di vuoto, insoddisfazione e perdita. Questo messaggio universale riflette la condizione umana, sospesa tra l’aspirazione all’infinito e i limiti della realtà." 

DEI MIEI LUOGHI OSCURI 1


Sono in ritiro con la squadra (cioè' la mia famiglia) a Bormio, e oltre a essere piantato come un palo di un parcheggio di un supermercato, uscire in bici per fare il Gavia o lo Stelvio e' diventato un dovere e non un piacere. E uno dei pensieri che sto processando da quando sono tornato e' cosa fare dopo che si e' passato le Colonne D'Ercole, cioe' cosa mi dovrò inventare in futuro per trovare nuovi stimoli per continuare a allenarmi.


"Il mito di Ercole: oltre non c’è più nulla"

Il mito racconta del semidio Ercole, figlio di Zeus e della mortale Alcmena, che durante una delle sue dodici fatiche deve catturare i buoi di Gerione, un gigante con tre teste, tre corpi e sei braccia, nonché re dell’isola di Eritrea.
Per raggiungere il luogo,  attraversa la Tracia, l’Asia Minore, l’Egitto per poi arrivare alle coste occidentali dell’Africa e a Gibilterra.

Qui i monti Calpe e Abila rappresentavano due frontiere che nessuno aveva mai osato oltrepassare, il limite del conociuto e anche del conoscibile.
Sulle loro rive, l’eroe dunque decide di erigere 
due colonne di marmo, una sulla in Spagna e l’altra in Africa, sormontate da una statua con l’iscrizione “Non plus ultra”: oltre non c’è più nulla

La figura era rivolta verso est, cioè verso i navigatori, come ad avvisarli di non spingersi oltre per non incorrere nell’oblio. Per secoli ci si è rifiutati di affrontare il mare grigio, roboante e tempestoso che si estendeva al di là. 

Eppure, proprio l’esistenza un limite, ha sempre incuriosito e acceso al voglia di superarlo. Riuscire a esplorare e scoprire cosa potesse esserci oltre quelle Colonne d’Ercole ha sempre affascinato avventurieri, navigatori, artisti e scrittori. Tanto da diventare l’immagine stessa dell’impulso irrefrenabile che ci spinge talora a strapparci alla  sedentarietà e a partire verso una meta ignota, seguendo un istinto che spesso non è razionale.

domenica 13 luglio 2025

giovedì 10 luglio 2025

GIORNO 00 - cosa resterà di questo Divide


Avevo 4 obiettivi per questo viaggio. Il primo di restare vivo, il secondo di arrivare dal Canada al confine degli Stati Uniti, il terzo (quello che ho raggiunto) di fare mille km, il quarto di fare mille miglia. Ancora prima di partire avevo escluso di tentare di arrivare fino alla fine del confine con il Messico. 

Prima di tutto ho capito che questo tipo di viaggio non si può raccontare, e che ci sono molte cose che capirò più avanti nel tempo. 
Sono stato in posti oscuri dentro la mia testa, e fisicamente in punti ancora più profondi. 
Però ecco un primo bilancio superficiale:

- Bici: Peter Pan è stata fantastica e non la venderò. Sarà la mia bici da viaggio per sempre. Solo un guaio al cambio per tutto il fango che entrava nei guadi o pozzanghere. 

- Abbigliamento: ho portato più del dovuto ma probabilmente solo perché non è mai piovuto. 

- Allenamento: come al solito i miei coach Zuck e Rocco mi hanno preparato alla perfezione. Grazie. 

- Nutrizione: mangiare nelle stazioni di servizio e in canili vari e’ veramente grintoso. L’avevo sottovalutato. 

- Idratazione: c’è stato caldo ma non mortale. Avevo le borracce e la sacca che serviva. 

- Orientamento: sono riuscito a perdermi spesso nonostante tutta la tecnologia satellitare, le mappe di carta e la bussola. Ma mai in maniera irreversibile. 

- Preparazione logistica: e qui devo ringraziare Ale, non ci si prepara mai abbastanza. Devi prevedere tutto e avere dei piani B, e C, e D. 

- Prenotazioni serali: avevo sottovalutato anche quando arrivi stanchissimo in un posto alla sera e poi devi iniziare a cercare dove dormire il giorno dopo e prenotare.

- Sonno: sei sempre in deficit di sonno, per non parlare se poi io devo dormire in tenda

- Silenzio: bellissimo per tanto, forse troppo

- Solitudine: non si puo' spiegare

- Persone che incontri: i bikepackers sono lenti come un tango e sporchi e malati monomaniaci, cioè infrequentabili. Gli ultraciclyst sono pazzi. E poi i picchiatelli su ruote tipo la signora di almeno settant’anni che andava con bakfiet (bici olandese con il cassone) elettrico con il cane. o quelli che fanno tutto il Divide a scatto fisso. Gli americani di queste parti non ti stupisci che votino quello che votano. In Canada ci sono più Ganesh e Australiani che canadesi. 

- Partecipanti: uno poco, due troppi 

- Metafore: si fa una gran fatica a salire ma ci vuole un attimo a scendere. 


Un ringraziamento particolare a mia mamma che si è manifestata in varie maniere ma che mi ha sempre supportato. 


mercoledì 9 luglio 2025

GIORNO 9

 


Ultimo giorno. Devo arrivare a Helena prima di mezzogiorno dal meccanico che deve mettere Peter Pan nella scatola per il volo. 

Mi sveglio ancora prima del solito perché oggi c’è un passo grintoso e poi altri due a giudicare dai video dei Dividers precedenti e dalla mappa. 
Freddo vero ma mi scaldò con quasi cinque km spingendo la bici su sassi, solo sassi. 
Sento un rumore di roba grossa che si muove di fianco al Trail. Ma è un momento magico e se io non rompo i coglioni alla natura, loro mi lasceranno passare. Ogni tanto passa un vento caldo bellissimo e senza senso lì. Penso che sia mia mamma. 
Sgonfio le gomme per andare più forte in discesa ma sono in ritardo. 
Giro allora per un altro sentiero più diretto verso il paese. E mi stupisco di come sia migliorato a usare il gps. Non la bussola e la mappa cartacea tengo a precisare. 
Arrivo dal meccanico in orario, vuoto le borse e metto tutto in due sacchi del pattume gentilmente offerti dal meccanico. 
Con un Uber vado da Target a comprare una valigia e poi in albergo. 
Nel frattempo L, amore della vita mia, cerca di prenotare il volo per domani ma non c’è posto. Peccato, partirò dopodomani. 
Nel pomeriggio torno a prendere lo scatolone che adesso dorme con me. 
Domani 24 ore a Helena saranno tutte da inventare. Ma ho tanto da recuperare. 

martedì 8 luglio 2025

GIORNO 8


Poi ieri sera il “ristorante dell’albergo” era chiuso e non avevo voglia di andare di sera in bici in paese, quindi salto la cena. Però mi rifaccio la mattina con il solito breakfast of Champion nella stazione di servizio con degli operai latinos che andavano a red bull alle 6 e una veramente graziosa signorina in abito lungo e tacchi che probabilmente tornava a casa da un locale o da un cliente. 
All’uscita un camionista mi dice (in maniera gentile) che siamo dei pazzi a andare in bici sulla Statale perché basta un minimo movimento sbagliato della bici e loro ci tirano sotto perché non fanno in tempo a sterzare. Bene, iniziamo bene. 
Strade sterrate sempre tenute benissimo, molto fresco da guanti e cappello ma natura meravigliosa. Arrivo a Ovando e faccio una seconda colazione in un posto che sembra disegnato da Tarantino. 
Un po’ pesante. Anche perché di solito in bici mangio solo gel e barrette. 
Sono al 70esimo km su una salitona da 12km con un panorama meraviglioso sulla vallata e L, amore della vita mia, mi manda un messaggio che dovrò comprare lantizanzare. 
Dopo più di 100km arrivo a Lincoln, classico paese su una strada, e prendo possesso della prestigiosa suite del 3 Bears Motel. 
Domani ultimo giorno di bici…. Preghiamo