"Alla fine io
vedo la gara come un momento in cui tu
semplicemente
vai ad eseguire quello che per cui ti
eri tanto preparato. Quindi in realtà
non è tanto la difficoltà del giorno
della gara. La difficoltà sta a monte
nei mesi di allenamento che servono per
arrivare fin lì. Ovviamente nel momento
in cui vai in gara devi solo attingere
alle risorse, metterle in campo, però ti
sei già costruito per fare, cioè sei lì
per far quello e quindi poi, diciamo,
permetterti di spingere al massimo, cosa
che non puoi fare evidentemente in
allenamento perché si tratta di fare
economia di risorse, di di avere chiare
quelle priorità
a cui accennavo prima, insomma, e però
sì, chiaramente il rapporto con la
fatica e' un aspetto preponderante.
E alla fine anche la cosa bella, secondo
me, della corsa, cioè io non corro tanto
per i risultati, ma
per la bellezza del processo in sé, per
la fatica, le sensazioni che provo
durante la corsa, quindi
cioè ti piace proprio?
Sì, sì. Secondo me è una cosa che a
livello sociale tendiamo tanto,
usiamo qualsiasi strategemma per non
far fatica, no? Assolutamente,
però la corsa ti porta necessariamente a
confrontarti con quell'aspetto lì e
quindi è un po' quasi contraddittorio da
questo punto di vista, però secondo me è
il bello del mio sport. La fatica ti
insegna anche tante cose, ti insegna
che, cioè, comunque i risultati non si
ottengono senza senza fatica, senza il
duro lavoro. A volte quando son fuori ad
allenarmi per dire e faccio fatica, un
pensiero che per esempio mi aiuta è ok
ma io sto facendo fatica perché mi sto
costruendo, cioè sto portando il mio
corpo a migliorare, quindi devo passare
attraverso questa fatica, perché sto
diventando più forte attraverso questa
fatica e quindi questo secondo me aiuta
ad accettarla,
a ad addomesticarla un po' e altre volte
invece ti sembra di dover affrontare
delle fatiche insormontabili
semplicemente perché
la le sfide che hai davanti ti sembrano
troppo grandi, quindi in quel caso lì
secondo me aiuta a dividerle in dei
piazzettini più piccoli che tu puoi
affrontare singolarmente in modo che
l'energia, diciamo, di attivazione per
affrontare quella piccola sfida eh è
sufficiente sufficientemente bassa,
per cui tu riesci ad affrontarla, mentre
se il tuo cervello percepisce che la
sfida che hai davanti è insormontabile,
chiaramente non si mette ne inizia
neanche, no? perché tanto è inutile, non ce la farò mai".
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