giovedì 27 aprile 2023

SI SENTE SOLO IL TUO RESPIRO


 DA MI ALZO SUI PEDALI

Sulle montagne ci si aspetta il silenzio. Sul Carpegna – che sia gennaio o agosto – c’è un costante vento che soffia tra i pini, come una musica, un canto, qualcuno che sussurra cose indecifrabili. Si sente solo il tuo respiro, c’è scritto su una curva. E sfido chiunque a non sentire l’intensità di quelle parole dipinte con la vernice, come fanno gli innamorati disperati quando scrivono “mi manchi” sui muri, sperando che le cose cambino, che dall’altra parte qualcuno ascolti, che dall’altra parte qualcuno ritorni. 

Ma, come tutti i disperati, noi possiamo sentire esattamente che forma ha il silenzio. L’agonia della salita somiglia a quella che ti divora dentro senza che te ne accorgi. Cammini, parli, corri, sorridi perfino ma dentro sei solo un involucro di cenere. E la montagna lo sa, sa tutte queste cose, che la vita non può interrompersi ma tu sì. 

Sono piccoli, non sono pronti a tutto questo” dice qualcuno sulla strada. “Li ammazzi a fargli fare questa salita due volte
Ma il ciclismo non ha pietà dei suoi figli, non è neanche una faccenda che si affronta per gradi. È adesso che bisogna sbatterci la faccia, sapere che la soglia del dolore può essere superata, gestita, amata, capita. Quale posto può essere più adatto di questo? Qui dove il respiro costante di Marco si è fatto vento tra i pini, dove ogni curva bastava per misurare sé stesso. Una meditazione lontano quaranta chilometri da casa, lontano dal mare, dal mondo abitato, da tutto. Solo. Come sei sempre, come inizi e come finisci. 

Solo. 

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