lunedì 3 maggio 2010

300

Volevo scrivere di quanto dura 1 minuto se provate a fare delle ripetute. Secondo me dura almeno tre minuti...
Volevo riflettere sul fatto che qui a Amsterdam e' gia' finita l'estate e che ci sono 6 gradi.

Ma dall'ironman ironico arriva la cronaca di ieri del 70.3 di barberino e siccome a momenti mi piscio addosso dal ridere, lo copio/incollo (se cliccate qui trovate l'originale e vale la pena di bookmakkarlo):

"300 erano gli spartani alle Termopili, e in 300 eravamo alla gara 70.3 di ieri a Barberino.


Nel nostro piccolo, anche noi abbiamo vissuto una specie di inferno.
Certo, gli spartani erano indomiti guerrieri, noi idioti assoluti... ma comunque!

Dopo una settimana di bel tempo, come da previsioni meteo, nella zona di Firenze era preannunciata pioggia battente e temperature in calo.
Beh, ci avevano preso in pieno.

Partiamo da Ferrara - alle 5.45! - con un'alba nascente che rivela un cielo nuvoloso ma chiaro, e nessuna precipitazione.
Ma subito dopo Bologna le nubi si fanno ben più minacciose, e infatti, appena superato Rioveggio, inizia a piovere di brutto.

Luca Carboni, il noto cantante e mio gradito compagno di viaggio, è come da tradizione un torrente di infauste previsioni per la gara.
Fortunatamente, forse semi-intontito dai miei vigliacchissimi peti fruttati alla crostata, non nota che, dopo ogni suo anatema, mi raspo a carne i coglioni.
Ma sarà tutto inutile.

Arriviamo a Barberino e sembra autunno inoltrato sulle Highlands, in giro ci sono solo disperati con le bici che fanno capolino dai finestrini delle station wagon.
Il bar della "spiaggia" sul lago è popolato di razzi umani con gli occhi vetrizzati dalla disperazione, che aspettano di poter cacare nell'unico cesso del locale, ormai ridotto a un'oscena camera a gas.

Opto quindi per le latrine chimiche del parcheggio, dove comunque è in corso di svolgimento un'identica tragedia ecologica, con l'aggiunta che, nell'attesa, ci piove pure in testa.
Mentre saltello sul posto cercando di distrarre le mie allegrissime feci, arriva Papi, anche lui con lo sguardo di un lungodegente dell'Escuela de Mecanica de La Armada di Baires 1978.

Ritiriamo un magro pacco gara, contenente tra l'altro un enorme tubo di gel per capelli quando il 48% dei partecipanti è oscenamente pelato come ginocchi!
Dopodichè, sempre sotto la pioggia, iniziamo la preparazione per il supplizio.
Come cazzo vestirsi? Ognuno ha la sua teoria.
Gli ottimisti come me indossano il body da gara (durante la frazione in bici ci metterò sopra la maglia Delez a manica corta), i pessimisti invece si attrezzano in zona cambio con loden, corona di spine e croce di frassino.

Ma viene l'ora della partenza.
L'acqua del lago ha il colore di una granita al tamarindo, ma soprattutto, come temevo, la stessa temperatura.
Per tutto il tragitto fino alla prima boa, per il freddo, nuoto praticamente a cagnolino, con la piacevole sensazione che Lou Ferrigno stia cercando con solerzia di piantarmi un suo indice in mezzo alla fronte.

Esco dall'acqua intirizzito, ma evidentemente gli organizzatori lo avevano previsto, dato che dobbiamo correre almeno 500 m per arrivare alla zona cambio.
Sono così ghiacciato (e piove...) che ci metto almeno 5 minuti a levarmi la muta, indossare calze, scarpe e maglia, armeggiando con dita che sembrano artigli da toporagno.

Alla fine, comunque, parto verso la temuta salita verso la Futa. E piove.
Mentre recupero qualche posizione, cerco di mangiare una barretta in un unico boccone, ma non riuscendo ad articolare bene la mascella intorpidita, rischio di strangolarmi.

Ci sono circa 11 km, prima di arrivare allo scollettamento, con una prima parte dove riesco a tenere il 53, e 2-3 km finali con muri davvero grintosi, con pendenze fino al 12%.
Quando inizia la discesa, pericolosissima per la pioggia e le curve a gomito, inizio a sentire un freddo davvero mortale, nel senso che dubito di una mia sopravvivenza a medio termine.

Nell'unico tratto diritto, senza fermarmi, mollo una pisciata lunghissima, da mulo cirenaico, rovesciando una litrata di orina rovente sulla mia scarpetta destra, ridendo come un ebete.
Prima di Barberino ci sono poi circa 10 km di falsopiani, dove riesco a procedere a una buona media, anche se, essendo completamente fradicio, non riesco a scaldarmi, e ne approfitto quindi per soccreggiare ripetutamente sul viso di un poveraccio che ho in scia.

Al termine del primo giro di 30 km, mi accorgo che ho il braccio sinistro semicongelato, il che potrebbe diventare un problema, qualora fossi preso da un raptus autoerotico.

Nel secondo giro, la temperatura si rialza leggermente, o forse piove un pò meno, o forse sto morendo, fatto sta che sento meno freddo.
Sono comunque costretto a pisciare altre due volte, sempre sulla scarpa destra.

A metà salita del terzo giro raggiungo Luca Carboni ed MV, e un pò chiacchierando, un pò bestemmiando, e comunque dopo un'altra pisciata, arriviamo finalmente all'agognatissima zona cambio.

Ancora una volta, indossare calze e scarpe asciutte con dita da toporagno si rivelerà un'agonia, ma riesco comunque a partire per la mezza maratona finale.
In questa frazione, tutto sommato, il meteo scozzese è da preferirsi ad un sole africano, anche perchè il percorso è TUTTO su sterrato, a tratti anche sconnesso, e non ci sarebbe un cazzo di ombra.

Percorro il primo dei 3 giri chicchierando con un coetaneo di Siena, che mi racconta che alla sua prima gara di triathlon ha vinto l'ironman dell'Elba nella sua categoria (!).
So per esperienza, anzi lo sappiamo tutti e due, che parlando un poco i km scorrono molto più velocemente.
A metà del secondo giro - che per lui è il terzo - mi lascia andare avanti da solo.

Dopo un pò, fortunatamente, mi attacca bottone un tipo di Treviso, e fino a 4 km dall'arrivo ci raccontiamo le reciproche esperienze di gara.
Nell'ultimo tratto lo saluto e allungo il passo: non ne posso proprio più di essere bagnato fradicio, e non vedo l'ora di arrivare.

Alla finish line, sotto un acquazzone orrendo, non c'è un beato cazzo, neanche un the caldo, porca puttana.

Io e gli altri disperati raccogliamo alla bell'è meglio biciclette, mute e panni sporchi e corriamo a rifugiarci in macchina urlacchiando.

Le docce sono a 1.5 km dal parcheggio: rivaffanculo.
Mi asciugo e mi infilo la tuta seduto al posto di guida, ascoltando a volume taurinoPurple Haze.
Come un reduce dell'offensiva del Tet.

In effetti, mi sento un pò reduce anch'io".

Nessun commento:

Posta un commento